Chirone in ariete, la nuova chiave

Dal 17 aprile 2018 chirone è entrato in ariete. Segna un cambiamento nella modalità di guarigione che l’universo mette a disposizione. Immaginiamo chirone come una chiave che permette di aprire delle serrature che avevamo chiuse dalla nascita. Servivano a cadenzare e limitare la nostra evoluzione, a impedire di accedere a certi potenziali prima del tempo debito. Può trattarsi di blocchi emozionali, energetici, mentali, disturbi fisici, malattie. Alla base di ognuna di queste manifestazioni c’è sempre un nodo che ci lega ad un passato da cui continua a emergere dolore.

Negli scorsi 4 anni chirone si è trovato nel segno dei pesci: l’universo ci chiedeva di sentirci un tutt’uno con questo dolore, di accettarlo, di farlo scorrere in noi, fonderci con esso per sentire l’amore universale presente in ogni cosa. Sentire e accettare il problema era la chiave primaria di guarigione. Il guaritore interiore doveva portarci dentro la ferita e poi scomparire, lasciare che il flusso cosmico operasse la magia, che la guarigione avvenisse senza interferire con la sorgente, con una modalità invisibile, fuori dal nostro controllo. Dovevamo entrare nel dolore e poi scomparire in esso, farci invadere e accoglierlo totalmente senza modificarlo, senza contaminarlo. Serviva affidamento, fede, bisognava lasciarsi guarire, non interferire direttamente, perché ogni interferenza sarebbe stata un allontanamento dalla fusione universale da cui proveniamo, che avrebbe reso la guarigione più lunga e dolorosa. Alchemicamente significava offrire il calice di dolore al cielo, lasciando fare alla Volontà Superiore, alle forze guaritrici che avrebbero operato su di noi. Dal punto di vista fisico si trattava di affidarsi a quelle fonti di guarigione su cui non avevamo controllo personale, di credere, di affidarci, di pregare. Era il tempo dell’effetto placebo: non dovevamo in realtà guarire nulla, ma solo riunirci a parti di noi che avevamo rifiutato in passato, le avevamo intrise di dolore per tenerle ancora più distanti dalla coscienza duale.

Con chirone che passa in ariete tutto cambia radicalmente. Non si tratta più di riunirci con noi stessi ma di riconoscere e sradicare parti di noi malate con cui siamo identificati. La chiave “invisibile” del segno dei pesci diventa un’attrezzo da scasso, uno scalpello, un grimaldello, uno strumento che ci permette di forzare la serratura che troppo a lungo ci ha imprigionato, manovrato, identificato con essa. Sopra la ferita del passato si sono creati dei programmi mentali, emozionali, comportamentali che ci hanno dominato a lungo, che possono essersi anche incarnati in disfunzioni fisiche, malattia. Ora è il momento di sganciarci da loro e scioglierli definitivamente. Se il lucchetto lo guardiamo e basta non si apre più, è necessario agire con volontà individuale e determinazione. E’ il momento di agire sulla ferita direttamente e portarla alla risoluzione, modellarla verso quella qualità di amore che vogliamo noi. Il dolore da solo non si trasforma, bisogna estirpare con forza l’identificazione che abbiamo con lo schema creato, con le reazioni al dolore. A livello alchemico siamo degli scultori: è necessaria autoosservazione, azione diretta, rimodellazione. Non siamo soli: chiediamo al cielo di darci l’amore necessario a guarire, usiamo lo scalpello per arrivare alla radice, presenza costante per condurre l’amore nel posto giusto, per risanare e trasformare dove decidiamo noi.
Si tratta di lavorare su nodi su cui è basata la personalità: pensiamo di essere qualcosa che non siamo, siamo rimasti legati ad un dolore che ci ha annodato, imprigionato, costretto a ripetere un certo programma.
Per abbandonare chi siamo è necessaria una scelta individuale, non possiamo aspettarci di ricevere aiuti dal Cielo se non decidiamo prima chi vogliamo essere. Vogliamo continuare a interpretare il nodo della personalità o diventare l’anima vibrante di amore che siamo? Il primo passo da fare è riconoscere la radice del problema, scavare dentro il disturbo, il condizionamento mentale, l’emozione. Serve coraggio: il dolore dobbiamo guardarlo in faccia senza identificazione, ritornare all’origine di quella parte di noi che abbiamo interpretato fino a ieri e che poi si è manifestata nella sua verità disfunzionale. E’ diventata improvvisamente claudicante, impaurita, malata.

Determiniamoci a mollare, a lasciarci andare a chi siamo davvero, staccandoci a forza dal magnetismo di un programma mentale ed emozionale che finge di proteggerci dal dolore. E’ in realtà un serpente che morde la sua coda: il dolore aumenta se ci facciamo manovrare dal programma stesso.
Dal punto di vista fisico è necessario volere la guarigione con tutta la forza, scegliere in prima persona le modalità, compiere le azioni necessarie, decidere, agire individualmente, costruirla giorno per giorno. Diventare protagonisti del processo di cura.
Impariamo ad usare questa nuova chiave: conficchiamola nella serratura e spingiamocela a fondo.
Buona guarigione

Alessandro Pandolfi – Astrologia Quantistica®
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